Capriccio

RUDY CREMONINI

OPENING GIOVEDÌ 19 MAGGIO 2022
FINO A VENERDì 29 LUGLIO 2022

 
 
 

Capriccio

MARIA CHIARA VALACCHI

Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare Capriccio, prima mostra personale di Rudy Cremonini (Bologna, 1981) in galleria. Una larga raccolta di opere che racchiude alcune delle tematiche affrontate dall’artista in questi ultimi anni. Composizioni floreali, piscine e i suoi corpi sospesi nell'assenza di luoghi definiti marcano le tele con gesti fluidi ed acquosi, giocando sempre sul crinale tra pieno e vuoto.

Nella storia dell’arte azioni quali l'imitazione delle forme naturali o l'aderenza a rigidi principi estetici sono stati spesso il viatico per giungere ad una appagante sublimazione della bellezza. A tutto ciò è sempre esistita una strada alternativa - sicuramente meno facile da percorrere - che ha resistito all'egemonia della “regola”, contrapponendosi a tutto ciò che fosse stato vicino al concetto di mimesis: questa è l'immaginazione. Nasce così, nel XVI secolo, il "Capriccio"; l'emancipazione da forme espressive rigide, l’esaltazione per una passione sbrigliata dalla verosimiglianza. Vasari considerava il capriccio un binomio di ispirazione e volontà d'azione; per Cremonini non c'è una vera preterintenzionalità progettuale che anticipa il lavoro, esso si forma come un rituale sciamanico, la mano traduce da sempre, simultaneamente, il suo pensiero, in uno scambio continuo di fiotti creativi. Dipinge sospendendo la forma, lavorando sul limite tra definizione del contorno e indeterminatezza dello sfondo. L’emotività presente nei suoi soggetti nasce dall’atto generoso di dare voce alla sua mente, ed egli la svela per mezzo di spesse pennellate cromatiche, polverose e diluite, decostruendo così ogni aspetto di un reale concreto e confortante.

Le radici compositive libere, tipiche del Capriccio, trovano terreno fertile anche lungo il percorso della mostra: ci si imbatte così in fiori dalle tonalità cenerine recisi e ben disposti in vasi e in grandi tele che dalle gradazioni del blu plumbeo passano al verde più acceso; nature esterne, inaspettatamente abitate da fenicotteri o, al contrario, interne dove le uniche presenze sono libri. Ci sono poi le palme che si stagliano nella golden hour, vasche che propagano un azzurro abbacinante e c’è un'unica figura umana, ritratta in una notte, persa ma rischiarata dalle magiche iridescenze di una mirror ball da discoteca. 

Le lontane origini di questa particolare estetica tardo-rinascimentale sembrano così germogliare in queste molteplici forme cariche di colore ma al contempo scarne di qualsiasi gesto che possa minimamente arricchirne una riconoscibilità più immediata. Una caratteristica esecutiva che descrive lineamenti ben più intimi dell'artista; c'è la volontà di esprimere la complessità di un immaginario altamente emotivo - quindi aleatorio e sfuggente - ma allo stesso tempo di fare uso di un certo rigore: Cremonini usa i dogmi strutturali del capriccio ma senza essere "capriccioso", assecondando precise auto-regolamentazioni esecutive e gli ineluttabili canoni della pittura.

“E dicesi anche capriccio talvolta alla stessa fatta, cioè questo, o pittura, o scultura, o altro che sia, é un mio capriccio”, così Filippo Baldinucci - nel suo Vocabolario Toscano dell’Arte e del Disegno - sembra descrivere lo spirito di questa mostra dove per la prima volta si osservano opere definitivamente affrancate da qualsiasi vecchio costrutto utilizzato fino ad oggi dall'artista; un lasciare andare del pensiero e della forma, una prima tappa nella sua maturità artistica.



RASSEGNA STAMPA

ARTRIBUNE, ATP DIARY