I AM THE SUN
GREGORY HAYES

OPENING GIOVEDì 17 NOVEMBRE 2016
FINO Al 25 FEBBRAIO 2017

 
 
 

“Se pensiamo a noi stessi come a qualcosa di diverso dal mondo che ci circonda, separati dall’ordine delle cose, ignoriamo la vastità di cui facciamo parte. Tutto ciò che siamo ha importanza e partecipa al tutto più ampio, allo spazio e alla realtà in cui ci troviamo. Ciò che siamo è il tutto. E il tutto è in ciò che siamo. Così come io sono il mio stesso respiro, sono anche il sole”.

-gdh

Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare I am the sun., prima personale europea di Gregory Hayes (Buffalo, U.S.A., 1980), che conclude un periodo di residenza di tre mesi a Roma.

Nella sua ricerca l’artista americano esplora le innumerevoli possibilità creative e i limiti della pittura: l’obiettivo è stimolare la sensibilità dell’osservatore tramite variazioni minime, per rivelare quanto la complessità pittorica possa essere raggiunta attraverso un vocabolario ristretto di variazioni cromatiche e strutture compositive.

Hayes sviluppa in epoca post-mediale un’indagine sui fondamenti di uno dei linguaggi più longevi, dopo aver metabolizzato le esperienze dell’espressionismo astratto americano — dalla gestualità istintiva ma misurata di Jackson Pollock alle meticolose composizioni geometriche di Agnes Martin — e averle integrate nella propria visione poetica. Alla base della sua pratica è la componente processuale e organica della pittura, insieme all’analisi e sintesi dei vari elementi che ne compongono la sintassi. La quantità dei colori e i loro rapporti sulla superficie portano all’apparizione di pattern sofisticati; una volta consegnati all’osservatore come strutture ottiche, questi diventano sollecitazioni psichiche, culturali ed emozionali, confermandosi fine ultimo della pittura stessa.

I am the sun. si posiziona come una tappa fondamentale nel percorso di Hayes, che presenta in questa occasione un nucleo di lavori prodotti nel periodo trascorso in Italia, durante il quale si è confrontato col grande formato e ha ampliato le sperimentazioni sulle serie “Color Array” e “Amalgamation”. Nella prima interviene su una griglia geometrica predeterminata, tracciata a mano, sulla quale deposita gocce di acrilico secondo una modalità di riduzione minimale e metodica. Nella seconda procede invece seguendo traiettorie casuali e accumulando strati di colore fino a ricoprire interamente la tela.

La tecnica che l’artista ha perfezionato nel tempo fa sì che ogni goccia di pittura racchiuda una gamma di toni sempre variabile e che si muova sulla superficie della tela o della carta in maniera imprevedibile, sfuggendo al suo controllo. È dunque nel tentativo di ottenere il massimo rigore della composizione — e nella consapevolezza della sua irraggiungibilità — che si nasconde per Hayes la perfezione stessa, che però assume un valore differente. Controllo e caso coesistono in una sorta di raffinata intuizione e l'imperfezione diventa unica, il difetto interessante, la casualità conduce a nuove idee, la “felix culpa” di agostiniana memoria introduce prospettive inaspettate. 

La mostra fa parte del circuito degli eventi “Fuori Quadriennale”, nell’ambito della 16a edizione della Quadriennale d’arte di Roma