GREENIT
SIMONE CAMETTI

OPENING 18 FEBBRAIO 2016
FINO Al 2 APRILE 2016

 
 
 

Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare Greenit, la seconda mostra personale di Simone Cametti (Roma, 1982) in galleria, a cura di Claudio Libero Pisano. L’ambiente espositivo, radicalmente trasformato da un intervento site-specific, accoglierà una serie inedita di fotografie di grande formato, video e installazioni, frutto di uno studio sul paesaggio che mantiene al centro dell'indagine l'intervento materico sullo spazio. Come in precedenza ha rivestito preziosi marmi con vernici da carrozziere o realizzato un gioco da tavolo da ossa di animale, in questo caso l’artista restituisce una porzione di paesaggio forzando gli obbligati limiti stagionali. Alle fotografie in mostra – che ritraggono un paesaggio montuoso in autunno con in primo piano una porzione di paesaggio verde acceso, a rappresentare l’intervento finito – sono associati video che documentano il processo performativo. Mentre le immagini mostrano porzioni di collina di colore brillante giustapposte a un contesto completamente brullo, i video raccontano l’intervento che ha visto Cametti dipingere materialmente il paesaggio per un’intera giornata, utilizzando una vernice atossica. L’artista dimostra così di voler rifiutare le possibilità offerte dalla tecnologia in materia di manipolazione delle immagini, preferendo un intervento di portata monumentale sullo spazio, che lo conduce a modificare manualmente il paesaggio.

Scultura e installazione sono parte decisiva nella poetica di Cametti, accanto ad altri media quali fotografia, audio e video. L’artista parte dall’osservazione dei materiali e dalle loro caratteristiche fisiche: marmo, ferro, elementi organici. Di ogni cosa indaga colore, proprietà meccaniche, lucentezza e forma, con la precisa volontà di dissimulare la materia di partenza, fino a trasformarla completamente. Un gioco sottile di cui si serve per raccontare, in modo silenzioso e quasi invisibile, storie inedite e piccoli frammenti di quotidianità che conservano la memoria del passato funzionale degli oggetti.

Greenit si inserisce così nel versante della ricerca più recente dedicato allo studio del paesaggio, con un nucleo di lavori che scaturisce dallo scarto tra l’intervento fisico dell’artista e la percezione del contesto da parte dell’osservatore.


Cambiare tempo

CLAUDIO LIBERO PISANO

Fare è la parola che meglio descrive il lavoro e la poetica di Simone Cametti.

Le sue opere sono il resoconto di un percorso costituito da azioni, gesti, imprese che documentano l’opera nel suo realizzarsi. Che si tratti di interventi apparentemente minimali o di complessi progetti a lungo termine, a Cametti interessa documentare le modalità tecniche e materiali che fanno l’opera. Opera che, una volta finita, è anche occasione per misurare e valutare la propria resistenza fisica. In un marmo levigato, in una candela dalle forme incerte o in una foto di paesaggio, ciò che interessa all’artista è piuttosto la documentazione della fatica fisica per arrivare a presentare l’opera conclusa. Senza la complessità del prima non esiste il dopo in cui l’artista cancella ogni traccia dello sforzo compiuto. I paesaggi finali sono delle piacevoli cartoline, dai colori potenti e invitanti. Ma è proprio nella forza della Natura che sta il centro del lavoro.

Greenit sono grandi scatti realizzati in autunno sulle colline del Parco Nazionale del Gran Sasso, che documentano paesaggi mozzafiato dove la collina in primo piano è sempre di un tenue colore verde. Sembrerebbe un’istantanea senza alcuna pretesa, una porzione di collina con prato colorito in un contesto completamente brullo. A ogni foto è associato un video che svela la sostanza decisiva del progetto, invisibile a un primo sguardo: un intervento che ha impegnato l’artista per molte ore nel dipingere materialmente il terreno, con una vernice atossica, specifica per piante (che dà il titolo alla mostra). Una lunga azione performativa che, forzando i limiti stagionali, ridefinisce una porzione di paesaggio. Un intero giorno per realizzare quello che ormai si fa con un semplice click e una alfabetizzazione basica in programmi di ritocco digitale.

In un’epoca in cui le infinite possibilità della tecnologia consentono a chiunque di correggere, cancellare o integrare immagini, Cametti sceglie di modificare la Natura manualmente. Prendendosi il tempo che serve, senza scorciatoie. Cambiare il tempo, oltre che un gioco sulla manomissione delle stagioni, del clima e dei colori, è un invito a procedere per passi lenti, con responsabilità. Cambiarlo per invertirlo e riprendere fiato. Non servono milioni di immagini che pretendono di raccontare tutto. Per documentare il tempo lunghissimo di realizzazione di un’opera a Cametti ne basta una.

Denti è un’installazione dove un’imperfezione fisica è lo spunto per raccontare la biografia dell’artista. Una foto lo ritrae illuminato da una luce a wood che mette in evidenza un difetto nella dentatura. Una voce distaccata e professionale descrive per alcuni minuti il percorso artistico di Simone, soffermandosi su alcuni lavori tra i più significativi. Come in una trasmissione radiofonica, il racconto si segue distrattamente e con continuità. Ma è solo negli ultimi secondi che si rivela la sostanza del progetto, che lega la foto al sonoro in un gioco di rimandi tra vero e falso, tra ciò che vogliamo vedere e ciò che realmente ci passa sotto gli occhi. Forse la realtà per Cametti è un percorso contorto, ma la meta è veramente molto semplice per lui. La verità sorprende più di un ritocco posticcio.