La passeggiata

MARTA NATURALE

OPENING GIOVEDÌ 23 SETTEMBRE 2021
FINO AL 13 NOVEMBRE 2021

 
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La passeggiata

MARIA CHIARA VALACCHI

Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare La passeggiata, prima mostra personale dell’artista Marta Naturale (Mirano, 1990). Due cicli di opere inedite, realizzate tra il 2013 e il 2021, ci svelano il suo instancabile interesse verso quegli angoli di quotidianità altrimenti trascurati dall’occhio umano; frammenti abitativi isolati, nature urbane e silenti interni domestici si traducono in quindici piccole pitture su tavola, dal sapore iperrealistico ed eseguite tramite tecniche desunte dalla tradizione pittorica italiana. Un’installazione che mira ad aprire una riflessione più intima e trasversale sul tema del genius loci, su quell’instabile confine tra natura e artificio che produce piccoli scorci di trascurabilità ma, allo stesso tempo, di sublime normalità.

“La passeggiata” è il nome evocativo che Marta Naturale sceglie per condurre lo spettatore in un percorso di lenta attività esplorativa che dal domestico passa allo spazio aperto e viceversa; un chiaro rimando all’aspetto simbolico della soglia e di come questa si palesi sempre come un complesso, se pur pacifico, accordo tra paesaggio, presenza umana e gli oggetti inanimati che lo abitano. La lentezza è un sostantivo che sembra inquadrare immediatamente la pratica del suo procedere, reso ancor più concreto grazie all'utilizzo di una attenzione pittorica volta a definire ogni atmosfera ambientale ed ogni dettaglio considerato da lei irrinunciabile. Un esercizio meticoloso di osservazione e selezione che decanta in ogni sua immagine grazie ad un sapiente lavoro di velature pittoriche, layers tra i quali incastra quei straordinari attimi solitamente parte dell’oblio.

Volutamente di piccole dimensioni, i suoi dipinti spingono l'osservatore ad esserne inevitabilmente attratto, invitandolo all'intercettazione di specificità riconoscibili solo ad un occhio attento; le dimensioni inquadrano perfettamente la grandezza di un volto, spingendo ognuno di noi ad una esperienza solipsistica con ogni opera esposta. In questo incontro Marta Naturale sembra gestirne anche la dimensione sonora. Le sue prospettive non contemplano nessun rumore, la contaminazione uditiva è qualcosa che rimane sempre in potenza, imminente, incagliata nel potere del dettaglio che con la sua presenza ha il potere di riconfigurare un sordo intero. Una fenomenologia tesa a scardinare le certezze di ciò che appare ordinario, scontato, a far affiorare dalla normalità un senso di extra-ordinarietà inattesa. Nella natura dei luoghi – solitamente giardini urbani gestiti nelle forme dalla mano dell’uomo o compressi in recinti abitativi – si configura l'alfabeto estetico della sua ossessione, una puntuale e faticosa descrizione di fogliame, ramificazioni, siepi, ringhiere e case isolate spesso dall’aspetto disabitato o in cui, per via di luci artificiali o dettagli, si allude tuttavia alla presenza dell’uomo. Anche per questa indisturbata calma qualunque barriera, che sia essa vegetale o architettonica, si presenta aperta ad una facile espugnabilità e la “passeggiata” dell’artista da esterna si muove agilmente anche verso l’interno abitato. Con spirito voyeuristico, Marta Naturale ci accompagna a scoprire gli angoli di un'altra natura, quella custodita dentro le mura fisiche di una casa, dove ricordi, gioie e inquietudini si consumano nella fissità – ancora una volta silenziosa – di uno spazio arredato o nell’esposizione di diversi oggetti, dei quali non conosceremo mai le loro storie e il motivo della loro importanza.

Citando Marc Augé, l'artista rappresenta contemporaneamente una “costruzione concreta e simbolica dello spazio”, crea luoghi antropologici densi di informazioni che frammenta in tre momenti esperienziali: quello esterno, quello interno e quello librato nell’indeterminatezza della soglia; attraverso le sue atmosfere serene e al contempo inquietanti, Marta Naturale ci invita semplicemente a soffermarci sulla qualità delle cose esattamente per come esse ci appaiono.


Un dialogo sulla pittura con Marta Naturale

Maria Chiara Valacchi:
Quando e perché hai scelto la pittura come linguaggio espressivo?

Marta Naturale:
La pittura è per me un mezzo immediato e spontaneo con il quale relazionarmi, e non potrei individuare un momento preciso in cui io l'abbia eletto a mio mezzo espressivo. L'atto pittorico ha sempre un qualcosa di viscerale ed intuitivo, ma al contempo è un atto mediato dal pensiero e richiede una capacità di astrazione dalla realtà, anche nelle sue manifestazioni più mimetiche. Penso sia questa combinazione a rendere la pittura, per me e per molti, una scelta naturale.

M. C. V. :
Tra i tanti alfabeti pittorici scegli l’iperrealismo, pensi sia una formula imprescindibile dal tuo lavoro?

M. N. :
Personalmente non parlerei di iperrealismo; le mie immagini si prendono delle deroghe nei confronti della realtà, semplificando, geometrizzando, anche inventando. Ma ciò senza deviare mai troppo dalla visione realistica. Questa rimane sicuramente una componente fondamentale nella mia pittura. Non c'è nulla di più straniante, sorprendente, terribile, assurdo della realtà; e l'immagine che vi aderisce non può che amplificare questi aspetti.

M. C. V. :
Come affronti l’horror vacui della tela vuota e quando per te un'opera si può definire conclusa?

M. N. :
Quando comincio un nuovo dipinto ho già un’idea generale di ciò che voglio rappresentare. Attraverso diverse stratificazioni, spesso con ripensamenti e aggiustamenti, tendo a lavorare ogni centimetro della superficie in modo pedante, concentrandomi sul depositarsi della materia sulla superficie, sull’emergere dei dettagli, sulla luce. L’opera è finita al raggiungimento di una specifica tensione atmosferica tra le parti, uno stato che definirei di sospensione o congelamento dell’immagine.

RASSEGNA STAMPA

ARTRIBUNE, LA REPUBBLICA, EXIBART