EPIFANIA O IL TEMPO DI UNA SIGARETTA
RUDY CREMONINI
OPENING GIOVEDì 16 OTTOBRE 2025
FINO A MARTEDì 23 DICEMBRE 2025
epifania o il tempo di una sigaretta
Damiano gullì
“Io scelgo veramente poco nel mio lavoro, non scelgo l’immagine da dipingere, quasi non scelgo i colori e non scelgo nemmeno il livello di astrazione da raggiungere. Se dovessi scegliere tutto perderei il momento della sorpresa di quando finisco il lavoro e perderei lo stupore nel capire il significato del mio lavoro. Scelgo poco, tento piuttosto di seguire un flusso e di tenerlo dentro a certi argini, ma non conosco la direzione o la meta”.
Così Rudy Cremonini (Bologna, 1981) in una intervista pubblicata su “Artribune” nel 2019 rispondeva a una mia domanda rispetto ad alcune sue scelte in pittura. Da quell’aprile sono trascorsi sei anni. Col tempo, il lavoro di Cremonini è cambiato, si è trasformato, ma, inevitabilmente, nelle sue opere recenti esposte alla galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea di Roma ritornano tanti degli elementi che caratterizzano la sua pratica e poetica.
A partire dalla “non scelta”, una negazione che, nel lasciare spazio a “sorpresa” e “stupore”, presuppone un serendipitico approccio processuale alle varie fasi concorrenti alla definizione di soggetti e fare pittorico. E qui si inserisce l’epifania. Da dizionario, “manifestazione della divinità in forma visibile” e, letteralmente, “apparizione, manifestazione”. Una epifania, quindi, non è cercata o predeterminata.
È improvvisa. Fugace.
La specifica occasione epifanica, in questo caso, è da rintracciare in un recente viaggio in Cina di Cremonini. Da qui la fascinazione dell’artista verso la dimensione sacrale – che permea in maniera imprescindibile la cultura e la religione orientale –, verso atmosfere meditative e rituali millenari, come anche si ritrova l’attenzione verso geografie altre, fisiche e mentali, più o meno familiari, magari luoghi esotici e destinazioni di vacanza, straniati e ricondotti ad atmosfere sospese e un po’ fané, già presente in tanta sua produzione precedente.
Attraverso il titolo scelto per la mostra, Cremonini gioca però coi registri e, non senza una certa ironia, va a toccare il tema del tempo, tanto quello sacro – la subitanea epifania rivelatrice, appunto – quanto quello laico, del banale e del quotidiano, il tempo necessario per consumare una sigaretta. Le opere di Cremonini, si veda, ad esempio, proprio Il tempo di una sigaretta – una sdraio abbandonata in un contesto spazio-temporale non definito ma solo alluso, una sdraio su cui nessuno è seduto –, sottendono sempre una attesa o una assenza. Vuoto e silenzio. La temporalità è differita e dilatata. Una sospensione tra azione e inazione dettata dal concentrarsi da parte dell’artista su un panorama oggettuale o naturale in cui la parte si fa tutto, il dettaglio diventa correlativo oggettivo di uno stato d’animo.
Affiorano così liberamente brandelli di natura, porzioni di interni domestici, tracce di spazi liminali, forme fluide e non immediatamente distinguibili a un primo sguardo, organiche o geometrizzanti, come avviene in Bastava il contrario, Contare i passanti o in Fiero o, ancora, nella serie Incarnazione, costituita da un corpus di lavori di colore rosso dedicato alle statue votive esposte nelle teche di alcuni musei orientali.
Anche la componente dell’inconscio riveste un ruolo rilevante, ma è compresente con una straordinaria attitudine analitica e con la capacità di Cremonini di ricondurre l’opera a una precisa resa formale finale, in bilico tra chaos e cosmos.
E se il tempo è centrale nella sua ricerca, altrettanto importanti sono le riflessioni su visione, percezione e rappresentazione sviluppate attraverso una pittura liquida, evocativa e dai colori “incerti, corrotti”, a detta dell’artista – invasi però da una nuova luce –, che, a prescindere dai soggetti, si muove sul labile confine tra figurazione e astrazione e va ad alimentare una più ampia e profonda indagine su questo medium, portata avanti negli anni con coerenza. Attraverso pennellate acquose e un attento procedere per sottrazione nella costruzione della composizione, Cremonini vela di ambiguità e mistero la restituzione mimetica del reale. Per aprirsi all’emozione dell’inatteso.